Il 2013..un anno impegnativo!

Il 2012 si è concluso da poco. E’ stato un anno molto particolare in quanto segnato da eventi sociali di particolare entità ed angoscia che in alcune aree geografiche nazionali ed internazionali hanno segnato in negativo il periodo. Purtroppo, anche sotto l’aspetto sociale nazionale, le cose non sono andate per il meglio e questo non solo per gli eventi catastrofici naturali, ma è stato anche l’anno degli “allarmi sociali” che ha portato ad una “regressione” economica di tale entità che è solo auspicabile un rientro alla normalità in un numero di anni brevi, anche se ad onor del vero “i presupposti sono alquanto poco rassicuranti”. L’anno 2013 è ormai già in corsa: fa riflettere, in occasione delle prossime elezioni politiche, come i giochi dei politicanti continuano ad essere  ”dissonanti”.In previsione dell’evento elettorale, attraverso un crescendo ricorso alla mediaticità, si rilevano inversione di ruoli: l’accusato della politica sbagliata del passato è diventato l’accusatore di coloro i quali si ritenevano salvatori della politica dell’ultimo periodo,ormai al capolinea. Peccato solo che nessuno di essi in assoluto e nella totalità si sia mai realmente chiesto a quale disastro socio-economico hanno portato e chi ne paga veramente le conseguenze: il popolo, che nulla puo’  anche se ha commesso un solo errore, affidarsi attraverso il voto a farsi rappresentare da questi individui nei quali hanno creduto e che tutto hanno fatto, tranne che rappresentare ed amministrare con equità, giustizia e lealtà, anzi di contro, hanno posto in essere comportamenti tendenti ad abusi di ogni genere, peculato e irrispettosità calpestando senza ritegno la dignità sociale del prossimo.

Spesso ci si chiede come mai vengono verbalizzate queste affermazioni così decise, la risposta sta nei fatti di cronaca quotidiana e nei documenti alle mani degli addetti alla giustizia.  Chi ha la pancia piena non puo’ capire i morsi della fame di chi digiuna da tempo e non ha idea di quando e quanto riuscirà a nutrirsi. Chi dispone di risorse economiche non puo’ capire chi vive nella piena povertà e non riesce neanche a fare la spesa alimentare. Chi ha un lavoro ed un equo introito economico, non puo’ capire chi il lavoro non ce l’ha e non solo: ma vede crescere a dismisura i propri debiti.E se questa è la normalità sociale ed economica, riferita al particolare momento storico, riflettiamo sul fatto che, chi ha il potere invece si arroga di presunzione e soddisfa ogni vizio possibile pensando sempre e solo a se stesso a discapito degli altri: guarda caso proprio di coloro dai quali è stato eletto a rappresentante.

E’ ovvio che in questa condizione, le speranze e la fiducia vengono meno, la sfiducia nell’esercizio del voto viene meno, non si sa a che santo votarsi, ma possibile che nessuno se ne renda conto ?
E’ possibile che tutto si riduca a diatribe di bandiere, coalizioni, scissioni, colori politici, posti da occupare e nessuno realmente si rende conto della gravità reale della situazione.  Pensiamo a riflettere: se tutti i cittadini chiamati al voto poichè aventi diritto all’esercizio di tale funzione,  invece che essere sfiduciati e manifestare la volontà di non andare a votare ,  si recassero regolarmente alle urne ma per esprimere il proprio disagio “annullando la scheda” che colpa potremmo ascrivere a questa manifestazione ? Potremmo solo prendere atto che a vincere le elezioni, sono stati i cittadini che non si sentono: rappresentati, amministrati e tutelati nel contesto socio-economico.
Personalmente invito vivamente ad andare tutti al voto per tre motivi: il primo per un senso di civiltà, il secondo per adempiere ad un dovere ed il terzo per far valere attraverso l’espressione del voto il diritto ad essere rappresentati nel giusto con equità ed interesse socio-economico paritario a tutti gli altri cittadini.
Con l’auspicio che tutti gli aventi diritto, si rechino al voto ed esprimano il loro assenso con regolarità, ritengo che il 2013 sarà comunque un altro anno difficile che ci vedrà tutti coinvolti e chiamati in causa a concorrere e contribuire per la soluzione delle problematiche, che al momento sono inficiate dal teatrino della politica attuale ma non per ragione di copione quanto per gli attori in scena.
Su questa affermazione, in qualità di cittadino e regolare contribuente, mi viene spontaneo fare ancora una riflessione: ma se io imprenditore nell’amministrare la mia impresa pongo in essere azioni non coerenti, dispendiose sotto l’aspetto economico, non orientate al contesto ed al futuro, mi disinteresso delle sinergie impiegate nell’organizzazione aziendale e per ultimo malverso del denaro, non pago le tasse: il risultato sarà il fallimento. La giustizia economica, fiscale, sociale e giuridica nell’insieme mi portano ad essere responsabile ed a farmi carico dell’operato per il quale ne rispondero’ in termini economici e giuridici.
La domanda è: perchè questo non avviene anche nei confronti dei politici e quanti altri nella condizione e posizione di amministratori responsabili del contesto socio-economico, non pagano in prima persona in quanto “amministratori” esattamente come gli amministratori aziendali ? Sembra un paradosso, ma se riflettiamo bene lo Stato è una struttura ad organizzazione aziendale, peccato che pero’ chi ci rimette e paga sono sempre e solo gli operai, ovvero i cittadini. Forse è giunto il momento di smetterla ed incominciare ad assumersi ognuno per la propria parte, le responsabilità del caso.

 

Info su Pietro Tranchitella

Dott. Pietro Tranchitella - Classe 1957. Psicologo:Indirizzo Criminale ed Investigativo. Altri titoli accademici: Laurea in Economia e Commercio, Laurea in Scienze Politiche. - C.T.U. Informatico del Giudice - Docente di:Informatica & Telematica - Luogotenente Guardia di Finanza "in congedo" (1977-2008).
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