Chicche di: Grano Salis

Immaginiamo di scender in campo e giocare il seguente match: Chiusura Tor di Valle Vs. La riduzione dei parlamentari a Montecitorio !

Se ne avessimo la possibilità sceglieremmo di:

…. lasciar correre i cavalli, mantenere i posti di lavoro degli addetti all’ippodromo e, con la riduzione dei parlamentari, il contenimento della spesa pubblica relativa ai costi della politica.

Risultati attesi: tutti i cittadini continuerebbero ad avere la possibilità di godere del piacere del contatto con i cavalli e con l’ambiente ippodromo e non necessariamente solo attraverso le scommesse. I politici, trovandosi in un numero ridotto, sarebbero indotti a ridurre i conflitti tra di loro, a non ricorrere continuamente alla mediaticità per apparire e accusare l’altro politico al fine di ottenere più consensi popolari e, soprattutto, riduzione delle manifestazioni di pura teatralità posta in essere, della quale, negli ultimi tempi i cittadini ne subiscono il peso.

La metafora: “L’incertezza è… su chi contare” per far sopravvivere l’ippica, i cavalli, lo spazio ippodromo, gli addetti ai lavori e i politici in passerella? Alla fine, chi scenderà in pista ?” – Forse è ora di iniziare a riflettere sul serio,  ed essere meno appariscenti e piu’ concreti, ma soprattutto più pro-sociali e orientati a governare un popolo che oltre ad essere stremato economicamente, è sottoposto a continue vessazioni e violenze psicologiche.

Negli ultimi trent’anni non vi è un politico, che nel riproporsi, abbia cambiato atteggiamento: il comportamento è sempre lo stesso. Se le cose stanno così male è colpa di chi lo ha preceduto e dopo la sua ascesa al potere, se le cose continuano ad andar male  la colpa è sempre di chi lo ha preceduto.

Possibile che nessuno di questi sia in grado di assumersi la responsabilità personale del proprio operato pregresso e, con una visione futuristica, comunichi ai cittadini: “io c’ero ma mi sono lasciato coinvolgere, ora voglio rimediare”, garantisco di persona di fare concretamente il politico professionista e non il politicante.

Non vi è alcun parlamentare, qualunque sia la sua funzione o carica politica che riveste, che si sia manifestato pro-sociale, che abbia veramente detto: tutti i cittadini hanno fatto quello che gli abbiamo chiesto, hanno sempre adempiuto ad ogni sorta di sacrificio sia economico che sociale, ora sono allo stremo, è giunta l’ora di smetterla soprattutto di vessarli e spremerli come limoni, oltre la buccia.

Di contro invece, con quotidianità, si sente dire che il popolo italiano non ha fatto sufficienti sacrifici, che quelli fatti sino a qualche giorno fa sono nulli rispetto alla situazione economica disastrosa e che il popolo italiano è una massa di “evasori”.

Gli attuali attori politici, oltre a non sapere utilizzare bene il potere ad essi demandato, sono anche irriverenti e distruttivi psicologicamente nei confronti dei cittadini, i quali, attraverso il voto avevano confidato ed espresso l’assenso a farsi rappresentare ed amministrare, credendoci sul serio.

Peccato che: loro hanno governato e noi siamo stati da essi governati, loro hanno malversato e mal impiegato il denaro pubblico, il nostro denaro,  loro hanno sbagliato e noi… abbiamo pagato (compreso i loro faraonici stipendi) ma è a noi che ancora una volta viene richiesto di fare sacrifici, di pagare e continuare a pagare in futuro  … e loro? Loro, imperterriti continuano sulla stessa strada e come all’asilo, si puntano il dito uno contro l’altro, si scaricano le colpe e quando hanno esaurito gli argomenti per schermirsi, ecco che concordi, spostano tutto sui cittadini.

Ai cittadini, che nulla possono contro le loro imposizioni e vessazioni irrispettose, resta solo il voto, attraverso il quale, possono manifestare la volontà di mandarli tutti a casa e non di dare loro la possibilità di risedersi alle stesse poltrone seppur in posizioni e schieramenti diversi.

A questo punto, cosa resta da dire se non il fatto che di quello che in questi giorni i media portano come comunicazione all’opinione pubblica è: da una parte in TV, incessantemente il messaggio che tende a ricordare  l’abbonamento RAI che è scaduto, per il quale però si è ancora in tempo per pagarlo, dall’altra i quotidiani che a secondo dell’orientamento politico, presentano come salvatori della patria e degli italiani i loro beniamini “attori politici”.

Di tutto questo, senza sforzi cogliamo solo il fatto che: “Cambiano i suonatori… ma la musica non cambia” finchè i direttori d’orchestra restano sempre gli stessi.

L’invito è di andare a votare per dimostrare che il cittadino italiano è ligio al diritto-dovere e che democraticamente concorre alla vita socio-politico-economica del paese, ma nell’espressione del voto, “bisogna essere severi, molto severi”, ove non si ha la certezza, non bisogna fornire l’assenso a farsi rappresentare al governo e quindi, non dare il voto. Piuttosto, se necessario, rendere il voto nullo come espressione di disagio, così magari, dopo le elezioni, effettuato lo spoglio ed emergendo questo dato, forse si inizierà a riflettere sul serio, poichè così non si puo’ più andare avanti.

E’ “Utopia, Paradosso o Buonsenso” ?

In questo particolare momento storico, esiste un’altro modo, che magari mi sfugge, per farsi ascoltare democraticamente?

Info su Pietro Tranchitella

Dott. Pietro Tranchitella - Classe 1957. Psicologo:Indirizzo Criminale ed Investigativo. Altri titoli accademici: Laurea in Economia e Commercio, Laurea in Scienze Politiche. - C.T.U. Informatico del Giudice - Docente di:Informatica & Telematica - Luogotenente Guardia di Finanza "in congedo" (1977-2008).
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